DOVE ANDARE?

ESCURSIONI ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO  

  

   

 

         OASI NATURALE DEL W.W.F. di GUARDIAREGIA

Nel territorio di Guardiaregia e Campochiaro, in Provincia di Campobasso ed a pochi chilometri da Sepino, ci si può addentrare nell'Oasi diretta dal W.W.F. Italia. Istituita nel 1997 e ampliata nel 2000, l'Oasi attualmente occupa una superficie di 2.187 ettari, rappresentando in tal modo la seconda Oasi in Italia per estensione.

L'ambiente naturale dell'Oasi, noto soprattutto per il carsismo e le grotte, si caratterizza per una fitta copertura di vegetazione, con faggete che dominano il piano montano e sub-montano, arrivando ai limiti dei due centri abitati.

Nell'Oasi sono individuabili tre differenti ambienti naturali: Monte Mutria, l'area carsica della montagna di Campo chiaro ed il canyon del Torrente Quirino, con la cascata di San Nicola.

Monte Mutria si presenta come una lunga groppa di circa 6 km e con un'altitudine massima di 1823 m; lungo le sue ripide pareti, interamente ricoperte da una fitta e ben conservata faggeta, osserviamo diversi canaloni fra cui lo spettacolare canalone Cusano.

L'area della montagna di Campochiaro ha invece un'orografia meno tormentata, essendo priva di cime particolarmente elevate (Sogliette degli Abeti m. 1634), e presenta una costante copertura arborea. La caratteristica più importante è la presenza di fenomeni carsici molto interessanti quali i pianori di Piscina Cul di Bove, Chianetta e Valle Urna e soprattutto gli spettacolari fenomeni delle grotte di Pozzo della Neve e di Cul di Bove che, fra i più imponenti abissi d'Italia, oltre ad essere degli habitat di per sé particolari, hanno un'importanza fondamentale nell'aspetto idrografico superficiale dalla cui integrità dipendono molti ecosistemi dell'Oasi stessa.

Le Gole del Torrente Quirino, situate a ridosso del paese di Guardiaregia, formano una stretta e profonda incisione tra il centro abitato e le alture della Torretta, con una lunghezza di circa 3,5 km dagli 800 m s.l.m. di località Arcichiaro fino a circa quota 600 della chiesa di Santa Maria ad Nives di Guardiaregia. Tra i canyon più importanti dell'Appennino, le Gole del Quirino rappresentano la tipica incisione dalla duplice origine tettonica e carsica. La frattura provocata dai grandi eventi che hanno portato al sollevamento del massiccio del Matese è stata infatti scavata e modellata in milioni di anni dal costante ed impetuoso scorrere delle acque.

Nei pressi di Guardiaregia, il canyon del Quirino riceve le acque del torrente Vallone Grande con la spettacolare cascata di San Nicola che, con tre balzi, ha un'altezza totale di circa 100 metri.

La fitta copertura vegetazionale di gran parte del territorio dell'Oasi e la particolare orografia del Mutria e del canyon del Quirino, con lunghi tratti praticamente inaccessibili all'uomo, fanno che l'Oasi sia, fra le aree del versante orientale del Matese, quella più ricca di specie animali. Molto importante la presenza del Lupo appeninico(Canis lupus italicus) mammifero legato per diversi aspetti alle tradizioni locali che, con la sua presenza nobilita il territorio del Mutria e dell'area carsica di Campochiaro con periodici avvistamenti; inoltre segnaliamo il Gatto selvatico, il Tasso, lo Scoiattolo ed il Cinghiale.

Vista la ricchezza d'acqua, gli anfibi sono una presenza fondamentale nell'oasi, ed è molto interessante l'osservazione di un raro endemismo italiano come la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), simbolo stesso dell'Oasi di Guardiaregia-Campochiaro, che ha il privilegio di vivere solo in Italia e, per essere più precisi, solo lungo la catena appenninica. Gli uccelli rapaci sono osservabili soprattutto nell'area delle gole dove nidifica il rarissimo Lanario; inoltre sono presenti il Falco pellegrino, il Nibbio reale e la Poiana.L'Oasi è dotata di diversi sentieri di varia difficoltà; le guide del WWF accompagnano i visitatori da Guardiaregia lungo il sentiero Natura "San Nicola", adatto a tutti ed attrezzato con pannelli esplicativi; per i più esperti sono percorribili i sentieri escursionistici dei "Tre Frati", del "Mutria" e di "Santa Maria". Infine da Campochiaro è possibile seguire il lungo sentiero che da "Valle Urna" ci porta all'area carsica delle grotte.

 

ITINERARI STORICO ARTISTICI

 

      

 

 

Il Museo della Fauna Appenninica di Castel San Vincenzo   

Ufficialmente aperto nell'agosto del 1997, il Museo offre ai suoi visitatori l'intero campionario della preziosa fauna delle Mainarde. La sua apertura si deve alla tenacia del naturalista Oscar Caporaso, che nacque e visse per lunghi anni in questo tranquillo angolo delle Mainarde, coltivando interessi da ricercatore e distinguendosi per competenze da scienziato. Proprio a lui si deve la raccolta della collezione ornitologica ed entomologica ospitata nel Museo, che a partire dall'anno 2000 reca il suo nome. Tra gli esemplari imbalsamati troviamo anche il Lupo, la Lince, il Cervo ed altri ungulati ubicati al piano terra di un grazioso palazzotto baronale, opportunamente restaurato dal Parco per renderlo idoneo ad ospitare il Museo. La sua sede è nel centro storico di Castel San Vincenzo.                                                                                                                                                                                                                                                                                             Cerro al Volturno 

                                                                                                                                                                                                          Un'estensione di 2.369 ettari, 14 centri abitati, quasi 1500 abitanti, un'altezza media di 500 metri s.l.m.: queste alcune delle caratteristiche di Cerro al Voltumo. Una lunga storia interessa questo borgo ed il suo spettacolare castello. La sua specificità è infatti un' imponente fortezza del XV sec. che domina l'intero centro abitato e tutta l'Alta Valle del Volturno. La roccaforte è costruita su una fortificazione longobarda posta in cima ad una conformazione rocciosa intorno a cui si sviluppa il nucleo principale dell'abitato, diviso in due borghi raccolti intorno alla chiesa di Santa Maria Assunta e a quella dei SS Pietro e Paolo. Legata alla costruzione del quattrocentesco castello Pandone è la nascita della Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta in Coelo, al cui interno sono conservate tre pale del XVII secolo, mentre nel sagrato sono presenti due cippi funerari di epoca romana (III-IV sec. d.C.). Molto interessante è il campanile a vela del XVII secolo. Sviluppatasi nel borgo denominato Cerro, la Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo è stata più volte restaurata. Al suo interno sono un magnifico altare in marmo policromo e due navate laterali. Dotata di poderoso campanile ad angolo, la torre campanaria è datata al 1300. Cerro sarebbe stato fondato nell'889 dall'abate Roffredo di San Vincenzo al Volturno che condusse una colonia di contadini in una località detta Cerrum dalla presenza di alberi di cerro (pianta ad alto fusto della famiglia della Quercia) che vi crescevano in abbondanza. Ancora oggi il gonfalone del paese reca sul campo un cerro, all'ombra del quale un maiale mangia ghiande e sulla cui sommità campeggia la scritta Fortitudo Cerri, la forza del Cerro. La storia del comune è legata a quella dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, come si apprende dal noto Chronicon Vulturnense. Appartenuto nel XV secolo alla famiglia dei Pandone, conti di Venafro, ed in seguito alienato a diverse famiglie nobiliari, oggi il castello Pandone, padronale e più volte restaurato, è adibito ad esclusivi Bed & Breakfast e ristorante.